SOPRAVVIVERE SU UN’ISOLA DESERTA
COME SOPRAVVIVERE SU UN’ISOLA DESERTA
Se a causa di un incidente aereo o navale riuscite ad approdare su un’isola, ma sfortunatamente non trovate un insediamento umano vi spiegheremo come sopravvivere. Nel pacifico ci sono oltre 30.000 isole e molte di esse sono disabitate. Correnti, cavalloni e squali rendono i mari del Pacifico totalmente inospitali, se siete vittime di un naufragio dovete immediatamente raggiungere la terraferma per scampare alla morte. Se la nave, yacht, barca, peschereccio… su cui viaggiate è vittima di un qualsiasi incidente dalla gravità tale che siete costretti ad abbandonarlo, il consiglio è di prendere velocemente tutto quello che vi può tornare utile per sopravvivere sulla zattera di salvataggio. Prima di abbandonare il mezzo disastrato occorre lanciare un SOS via radio per allertare le squadre di soccorso. Se l’imbarcazione sulla quale state viaggiando non possiede un gommone per l’evacuazione, sfruttate un salvagente, un giubbotto gonfiabile o qualsiasi cosa che vi possa aiutare a galleggiare. Se invece non avete nessun sostegno galleggiante che vi aiuti a raggiungere l’isola, nuotate lateralmente tenendo la testa fuori dall’acqua, lasciandovi anche aiutare dalla corrente. Cercate di nuotare conservando le energie per superare eventuali onde. Un uomo a corpo nudo può nuotare per circa 150-210 minuti con una temperatura dell’acqua compresa tra 18 e 21 gradi. Se la temperatura del mare è di oltre 20 gradi si può sopravvivere in acqua oltre le 6 ore.
UN CASO DI SOPRAVVIVENZA ESTREMA A SEGUITO DI UN INCIDENTE IN BARCA: Nell’oceano Pacifico uno yacht su cui viaggiava una famiglia si ribaltò a causa di una grossa ondata. Dopo la morte dei loro genitori tre ragazzi riuscirono a sopravvivere rimanendo attaccati allo scafo per una settimana. Dopodiché decisero di nuotare in acque dominate dagli squali per raggiungere un’isola deserta a circa 8km di distanza. Dopo circa 7 giorni di permanenza nell’isola furono salvati, i ragazzi avevano bevuto acqua piovana e si erano cibati di bacche. Altri grandi casi umani di sopravvivenza estrema: Leggi.
I pericoli che possono insorgere quando si è in acqua sono: assideramento, annegamento, idrocuzione e crampi muscolari. L’assideramento avviene quando il corpo perde il proprio calore con un continuo raffreddamento. I sintomi che si hanno sono: pelle pallida e fredda, fatica, polso debole, difficoltà respiratoria, gonfiore degli arti. L’idrocuzione è uno shock termico cioè un collasso del sistema cardiocircolatorio causato da una brusca immersione in acqua fredda.
L’APPRODO: Quando ci si avvicina a un’isola e si nota che la corrente marina è troppo forte, evitare di nuotare controcorrente cercando di sfidarla, consumereste velocemente le energie e rischiereste di annegare per sfinimento. In questi casi è meglio nuotare paralleli alla costa finché non si sente la spinta della corrente che sfrutterete fino a raggiungere la spiaggia. Se l’isola è circondata da scogliere trovate il punto più facile per accedere alla terraferma, se siete capaci a scalare potete intraprendere l’arrampicata. Appena arrivate sull’isola la prima cosa che dovete fare è esplorarla per vedere se ci sono abitanti. Se è deserta o comunque è troppo grande per potersene accertare subito, le priorità sono acqua, cibo e riparo. Per avere un senso dalla dimensione dell’isola, del territorio circostante e delle risorse naturali presenti raggiungete il punto più alto dell’isola.
SEGNALAZIONE: Per essere più facilmente avvistati dai soccorsi o per chiedere aiuto ad eventuali navi e aerei di passaggio accendete un fuoco molto fumoso e tracciate nel terreno un segnale d’aiuto. Per approfondire i metodi segnalazione per chiedere aiuto, vi indirizzo a questa pagina.
FUOCO: In assenza di una lente riflettente per accendere il fuoco sfruttando i raggi del sole, si può utilizzare la tecnica che usano gli indigeni polinesiani: l’aratro. La tecnica consiste nello sfregare un bastone secco su una tavola di legno per produrre attrito sufficiente, tra l’estremità del bastone e il solco nella tavola, da creare abbastanza materiale infiammabile (brace) per accendere l’esca.
RIPARO: Su un’isola la continua esposizione al caldo, al vento, alla pioggia e al sale marino può essere dannosa per la salute. Occorre un riparo per riparasi dalle piogge e dal vento e una buona copertura della pelle per evitare insolazioni e scottature. Costruire il riparo in una zona all’aperto vi consentirà di essere maggiormente intravisti dai soccorritori. Mentre un riparo in una zona coperta o nella boscaglia vi riparerà maggiormente dalle piogge e dal sole cocente. Evitare di costruire il rifugio troppo vicino all’acqua, se si dovesse alzare il livello del mare verreste sommersi. Solitamente in un’isola tropicale o equatoriale la legna non manca. Sfruttate tronchi di alberi leggeri per fare l’ossatura della capanna, la corteccia degli alberi per legare i vari tronchi e le foglie di palma per rivestire.
Esempio di riparo contro la pioggia e il sole:
L’ACQUA: Molto spesso alcune isole non vengono popolate per la mancanza di fonti di acqua potabile. Sicuramente uno dei metodi classici per idratarsi è bere il succo delle noci di cocco.
La palma da cocco viene chiamata anche l’albero della vita. Ci sono stati numerosi casi di sopravvivenza nei quali i superstiti sono sopravvissuti anche per settimane cibandosi solamente con le noci di cocco fino all’arrivo dei soccorsi. Una noce di cocco contiene vitamina C, carboidrati e molto potassio che è uno degli elementi che il corpo perde sudando. Ma talvolta il problema maggiore per prendere un cocco risiede nella grande altezza della palma, infatti per riuscire a cogliere il frutto bisogna arrampicarsi sull’albero. Esiste un metodo utilizzato dagli abitanti di queste isole e consiste nell’arrampicarsi facendo sempre pressione sul tronco con i palmi delle mani e dei piedi, e man mano che salite alternate il movimento della mani e dei piedi sfruttando la forza degli adduttori. Per staccare una noce di cocco dalla pianta basta continuare a girarla su se stessa finché non cede. Ricordate che le noci di cocco verdi contengono molta più acqua e sono molto più nutrienti di quelle più vecchie cadute in terra. Per scendere lasciarsi scivolare lentamente lungo il tronco aiutandosi con mani e piedi.
Video: abitante locale raccoglie il cocco:
Sostare sotto una palma da cocco, specie se c’è molto vento, può essere molto pericoloso. Se ad esempio da una palma dell’altezza di 10 metri vi cadesse un cocco in testa, del peso di un chilo, la forza d’impatto generata sarebbe di 1 tonnellata. Molte persone ogni anno perdono la vita a causa di questo bizzarro incidente. Nelle zone tropicali le piogge sono un’essenziale fonte di acqua potabile. Per raccogliere l’acqua piovana potete legare uno straccio o un panno ad un albero leggermente inclinato, mettendo un barattolo o una corteccia di palma sotto al rubinetto fatto con il panno.
CIBO: Noci di cocco, bacche, frutti selvatici, radici, uova, vari animali come uccelli tartarughe… In un’isola per trovare cibo si può tentare la pesca, in questo caso si può costruire un ottimo arpione utilizzando il bambù, che è molto resistente e affilato. Occorre però conoscere bene i pesci commestibili perchè nei mari tropicali ne esistono molti velenosi e inoltre alcune specie attaccano anche l’uomo. Norme di commestibilità dei pesci:
- Non mangiare i pesci privi di squame e che non abbiano l’aspetto di un pesce classico; evitare quelli con colori troppo appariscenti.
- Non mangiare pesci rospo, pesci zebra, pesci ragno e pesci bue, sono velenosi.
- Non mangiare mai gli organi interni (soprattutto non mangiare mai il fegato).
- Si possono mangiare i molluschi che si trovano nelle acque esterne.
- Non mangiare pesci morti, ma solo pesci freschi appena pescati.
- Cuocere sempre prima di mangiarli.
- Potete mangiare crostacei come granchi, gamberi e gamberetti (cuocerli vivi a vapore o arrostiti o bolliti).
Se si trova cibo in abbondanza si può conservare affumicandolo o essiccandolo al sole. Per pescare si può utilizzare il veleno contenuto nella radici delle piante Derris (involuta e elliptica). Ricordate che le radici più verdi contengono più rotenone (tale veleno è innocuo per l’uomo ma i pesci che ne vengono a contatto muoiono). Quando vi immergete per pescare non allontanatevi troppo dalla costa ci potrebbero essere squali, inoltre state lontani e non infilate le mani negli angoli e nelle fessure dei fondali potrebbero nascondersi pesci velenosi (murene) pronti ad attaccare; inoltre fate occhio alle meduse. Se venite punti da una medusa un metodo efficace per curare la puntura è quello di metterci un po’ di urina sopra. L’acido dell’urina neutralizza le proteine della puntura.
Gli squali attaccano sempre le persone senza vestiti poiché il riflesso scintillante della pelle generato dal sole ricorda allo squalo quello dei pesci, se un invece uno si tuffa vestito avrà molte meno possibilità di essere notato. Se si hanno delle ferite, il sangue disperso nell’acqua potrebbe richiamare l’attenzione dello squalo verso di voi. Se siete attaccati da uno squalo gridate forte, tirategli un pugno sul muso, colpitegli le branchie, infilategli un dito negli occhi; gli squali sono degli animali primitivi e questo basterà per metterli in fuga.
ABBANDONARE L’ISOLA: Se dopo un periodo di permanenza nell’isola non avvistate nessuna barca all’orizzonte potete intraprendere la scelta di abbandonarla per andare a cercare aiuto. Un metodo per fuggire dall’isola è quello di costruire una zattera, per farlo orientatevi verso il bambù che è molto resistente e galleggia facilmente, grazie alle intercapedini d’aria presenti all’interno nel legno.
Tagliare però un tronco di bambù risulta molto difficile, anche avendo un coltello, in quanto è molto duro, per abbatterne uno dovrete incendiarne la base. Per costruire una zattera scegliete un design semplice e stabile, l’ideale sarebbe cercare di imitare la struttura di un catamarano. Per fare la vela potete intrecciare delle foglie di palma e poi utilizzare un legno duro per il palo. Create remi e timone sfruttando le piante presenti sull’isola. La zattera potrebbe diventare molto pesante da spostare e da portare fino all’acqua. Costruite, quindi, l’imbarcazione su un ponte (fatto con dei grossi legni di bambù) in modo da poterla fare scivolare in acqua quando sarete pronti a partire. Prima di abbandonare l’isola studiate il tempo e il mare. Dovrete partire con il mare calmo e con i venti in calo. Ricordatevi che sulla zattera farà molto caldo poichè il mare riflette i raggi solari, quindi costruite una vela abbastanza fitta e grossa per ripararvi dal sole. Se il sole cocente vi batterà addosso per troppo tempo rischierete il colpo di calore. Su una zattera in mare la pelle si secca molto velocemente per via degli spruzzi di acqua salata, prima di partire fatevi una scorta di olio di cocco per idratare la cute. Prima di salpare fatevi una scorta di noci di cocco, di acqua, di piccoli pesci o insetti che utilizzerete per pescare sulla zattera e portatevi tutto quello che vi può tornare utile senza però appesantire troppo la barca.
Partite all’alba e quando le onde del mare vicino all’isola sono basse. Di tanto in tanto se il caldo diventa insopportabile fatevi un tuffo nel mare per avere un po’ di refrigerio, ma legatevi alla zattera, se dovreste allontanarvi troppo sicuramente non riuscireste più a raggiungerla. Potrete andare alla deriva per settimane prima di essere avvistati da qualche barca o di raggiungere una terra abitata. Quando sarete sulla zattera dovrete sempre tenere efficiente l’imbarcazione riparando eventuali danni alla struttura; per cibarvi potrete pescare pesci con mezzi di fortuna e mangiare alghe. Quando finite la scorta d’acqua, trattenete la sete, aspettate la pioggia per fare provvista di acqua. Non bevete mai l’acqua del mare vi farebbe morire molto prima del previsto e neanche la vostra urina. Anche se le condizioni su una zattera sono molto scomode, cercate sempre di riposare per mantenere efficiente l’organismo. I mari e gli oceani delle zone tropicali ed equatoriali del Pacifico e dell’Atlantico sono battuti da numerose rotte di navigazione ed è solo questione di tempo e pazienza che una nave vi avvisti. Appena avvistate un’imbarcazione attirate la sua attenzione con tutti i mezzi che possedete, se avete un eliografo di fortuna create dei lampi di luce per chiedere soccorso. Urlate, muovete le mani dall’alto verso il basso o agitate una maglietta colorata o le foglie di palma della vela. Appena la nave vi noterà potrete ritornare a casa sani e salvi… forse!
Evitare di costruire il rifugio troppo vicino all’acqua, se si “dovrebbe” alzare il livello del mare verreste sommersi.
ehmmmhh corretto!
Grazie
Ottimo articolo! Spero di non averne bisogno, ma se dovessi trovarmi in un’isola deserta, saprò cosa fare.
ti ringrazio è perfetto, speriamo che lo sia in pratica by by
Complimentissimi, Ottima guida!
RISPOSTA:
Grazie Riccardo!!