SOPRAVVIVERE IN MARE
LA SOPRAVVIVENZA IN MARE
Sette decimi della superficie terrestre sono coperti dal mare, quindi le probabilità, che una situazione di sopravvivenza estrema si scateni in mare, sono molto alte. Sopravvivere in mare è molto difficile, anche per chi ha esperienza. A peggiorare la situazione talvolta possono essere le cattive condizioni atmosferiche, forte vento, trombe marine, onde alte, forte corrente e soprattutto la temperatura dell’acqua, specie in inverno o vicino ai poli. Inoltre trovare cibo e acqua potabile richiedi notevoli sforzi e in alcuni casi risulta molto difficile se non impossibile.
Il mare può mettere a dura prova anche il più abile dei marinai, da questo possiamo dedurre che persone senza esperienza in caso di un naufragio dovranno lottare per la vita con tutte le loro forza. Mentre chi non sa nuotare, senza aiuti immediati, mezzi o un imbarcazione di salvataggio, andrebbe incontro a morte certa.
Le situazioni che possono portare a dover sopravvivere in mare:
- NAUFRAGIO: il classico affondamento di un’imbarcazione o di una nave. Un caso recente è quello accaduto alla Costa Concordia naufragata il 13 gennaio 2012 all’Isola del Giglio.
- ABBANDONO DEL MEZZO: disparati motivi possono portare l’equipaggio o parte di esso a dover abbondare l’imbarcazione con un gommone o con un imbarcazione più piccola o di fortuna.
- CADUTA DI UN VELIVOLO IN MARE: esistono diverse storie di velivoli che si sono schiantati in mare, per errori di atterraggio, problemi di meccanica o cattive condizioni meteo e i passeggeri sono rimasti tutti in vita (ricordiamo il recente fatto accaduto all’aeroporto di Bali: a bordo dell’aereo finito in mare si trovavano 172 persone, sono tutte sopravvissute). Tuttavia se gli aerei si schiantano sul muro d’acqua ad alte velocità o di punta il velivolo quasi sempre si disintegra, in questa circostanza i casi di sopravvivenza sono veramente bassi (ultimamente in Indonesia un aereo con 27 persone a bordo è precipitato in mare nella remota provincia indonesiana di Papuasia. Nessun sopravvissuto).
- PERDITA’ DELL’ORIENTAMENTO: Persone che partono per mare, con la loro imbarcazione, senza l’adeguata preparazione possono ritrovarsi in grossi guai nel caso che la loro strumentazione di bordo si danneggi. Ad esempio ci si può ritrovare a navigare senza meta per problemi al sistema di navigazione o per un malore improvviso dell’unico conducente.
- ALLONTANAMENTO DALLA COSTA: involontario (causa di forza maggiore: corrente troppo forte o onde troppo alte) o volontario (un sub si allontana a largo e non ha più le forze per ritornare o accusa un malore…).
- CADUTA DALL’IMBARCAZIONE.
- FUGA DA UN’ISOLA CON UNA ZATTERA.
LA TEMPERATURA DELL’ACQUA
Un fattore da tenere in considerazione è sicuramente la temperatura dell’acqua a seconda della latitudine e della stagione in cui ci troviamo potremmo avere a che fare con temperature dell’acqua molto rigide. Morire di ipotermia in questi casi può essere molto facile.
Previsioni di sopravvivenza di un uomo in acqua:
(approssimativa)
Temperatura dell’acqua Stima di sopravvivenza
Maggiore di 20°C qualche giorno (anche più di 3 a seconda della condizione fisica)
tra 15°C e 20°C meno di 15 ore
tra 10°C e 15°C 6 ore
tra 4°C e 10°C 3 ore
tra 2°C e 4°C 1 ora e mezza
2°C 45 minuti
0°C 15 minuti
meno -5°C pochi minuti
Come possiamo aumentare il tempo di sopravvivenza?
– Sicuramente evitando di buttarsi in acqua se abbiamo una lancia di salvataggio, un gommone, un battello pneumatico, una zattera, un pram.
– Sul mezzo di fortuna dobbiamo restare asciutti, cerchiamo di coprirci con un telo impermeabile per evitare schizzi d’acqua, pioggia e anche contro i raggi solari.
– Se non abbiamo un mezzo di salvataggio PRIMA di gettarci in acqua copriamoci con tutto quello che troviamo, l’obiettivo è creare tanti strati di indumenti in modo da intrappolare l’aria tra di essi è rendere più difficile dunque la perdita di calore corporeo in mare.
– Prima di gettarci indossiamo il giubbotto di salvataggio (obbligatorio, bisogna sempre tenerne a bordo), prendiamo un salvagente o in sua assenza un qualsiasi oggetto che galleggi e ci permetta di aiutarci a stare a galla.
– Limitiamo i movimenti facendo ogni tanto della ginnastica con le dita delle mani e dei piedi per controllare che la circolazione sia ancora attiva.
– Non spogliatevi in acqua anche se la temperatura dell’acqua è tiepida.
– Con il giubbotto di salvataggio assumiamo la posizione HELP (spiegata più avanti in questo articolo).
– Non immergiamo la testa in acqua (circa il 50 per cento del calore corporeo si perde dalla testa).
ALCUNE INFORMAZIONI:
Il 71% della superficie terrestre è coperta d’acqua, di questi il 97% sono di acqua salata e il 3% di acqua dolce, di essa il 68% circa è sotto forma di ghiaccio.
La media salina all’interno dell’acqua oceanica è di 35 g/l. Si parla, quindi, di un tasso salino intorno al 3,5%, questo dato rende l’acqua del mare non potabile. In NESSUN CASO bisogna bere acqua salata! Si può vivere più a lungo restando senza bere che bevendo acqua di mare poiché l’acqua salata disidrata e provoca danni ai reni. Per maggiori informazioni vi rimandiamo a questo articolo.
Una persona con più adipe tende a sopravvivere più a lungo, a temperatura rigide, di una persona magra.
COME SOPRAVVIVERE IN MARE APERTO
Insceniamo una situazione di sopravvivenza …
Siete su nave passeggeri, all’improvviso ai piani inferiori si scatena un incendio.
Il personale di bordo cerca di domare l’incendio ma il sistema anti-incendio fallisce, e le fiamme si estendono danneggiando gravemente la struttura portante della nave.
Il comandante da l’ordine di abbandonare la nave per salvaguardare l’incolumità dell’equipaggio.
Come ci comportiamo?
Quando saliamo su una nave sarebbe sempre prudente buttare un’occhiata su dove sono i punti di raccolta in caso di emergenza e il modo più veloce per raggiungerli dalla nostra cabina, inoltre se ci vengono fornite informazioni o libretti, dal personale di bordo, sulle procedure in caso di emergenza prestiamo un attimo di attenzione.
Innanzitutto in caso di emergenza manteniamo la calma, è normale avere paura ma evitiamo di andare nel panico in quanto non ci farebbe ragionare lucidamente. Correte verso le scialuppe; non fermatevi a raccogliere le vostre cose, valigie o altri oggetti personali (non possiamo sapere in quanto tempo la nave affonderà). In questi casi non dobbiamo pensare a salvaguardare i beni materiali ma la nostra vita!
Seguiamo scrupolosamente le direttive dell’equipaggio ed evitiamo di spingere o cercare di passare prima degli altri. E’ stato dimostrato che se 10 persone cercano di oltrepassare una porta spingendo e cercando di uscire prima degli altri ci mettono il triplo del tempo che ci avrebbero messo passando in fila e in ordine uno alla volta.
Non lanciamoci in acqua, indossiamo il giubbotto di salvataggio, attendiamo il nostro turno e prendiamo posto nella scialuppa di salvataggio. Se è notte luci e torce ci potranno tornare utili per segnalare la nostra posizione alle squadre di intervento, prima di abbandonare la nave se abbiamo il tempo e ne troviamo una prendiamola subito.
SCIALUPPA DI SALVATAGGIO
A bordo di un mezzo di salvataggio, qualunque esso sia (gommone, canotto, scialuppa o lancia), le probabilità di sopravvivenza aumentano esponenzialmente. A bordo di una scialuppa si può sopravvivere per giorni mentre in acqua molto meno.
Se avete calato in mare un’imbarcazione di salvataggio seguite questa specifica guida su come sopravvivere in mare a bordo di un mezzo di fortuna.
Nel caso in cui i passaggi sono bloccati, porte o corridoi ostacolati e non riusciamo a raggiungere gli altri, cerchiamo una via d’uscita e gettiamoci in mare cercando di trovare prima qualcosa che galleggi da gettare in acqua (salvagente, pezzo di legno…) che useremo poi per aiutarci a stare a galla. In acqua cerchiamo di stare fermi e non nuotare per evitare di affaticarci e disperdere calore corporeo. Teniamo la testa fuori dall’acqua e assumiamo la cosiddetta posizione HELP (acronimo inglese di heat escape lessening position). La posizione HELP allungherà il nostro tempo di sopravvivenza in quanto faremo disperdere al nostro corpo meno calore. In acqua accavalliamo le caviglie portiamo, le ginocchia verso il torace e incrociamo le braccia per creare una X sul petto; la testa e il collo devono stare fuori dall’acqua. In questa posizione attendiamo gli aiuti, si può resistere molto ore in questo modo quindi cerchiamo di mantenere la calma e una volta arrivati i soccorsi aspettiamo il nostro turno per l’estrazione seguendo le direttive della squadra di salvataggio. In caso di più persone assumiamo la posizione HELP di gruppo (detta anche CLINCH): stringiamoci in cerchio in modo da condividere il calore corporeo.
SE SIETE VICINO ALLA TERRAFERMA
Se siete in gruppo e i soccorsi stanno arrivando non muovetevi assolutamente ; se invece ci sono feriti si può valutare di spostarsi tutti insieme verso la riva solamente se le condizioni del mare e del tempo permettono di farlo in sicurezza. Ricordate che se vi allontanate troppo dalla zona del naufragio i soccorsi potrebbero fare più fatica a trovarvi o non riuscire a trovarvi proprio. E’ importante anche calcolare bene le distanze, il mare essendo tutto uguale e privo di punti di riferimento potrebbe farci fare stime sbagliate sulle distanze, quell’isola che sembra a 10 km in realtà magari è a 30 Km. Ricordate che le distanze vi sembreranno più brevi in assenza di punti di riferimento (in mare, nel deserto), con il vento, se l’aria è limpida e fredda, con il sole alle spalle e su fondo chiaro; invece vi sembreranno più lunghe su terreni collinosi, se c’è foschia o umidità, con il sole in fronte e al tramonto.
SE SIETE IN MARE APERTO
Dovete cercare di non farvi prendere dal panico, l’immensità del mare vi può spiazzare. Se i soccorsi sono sulle vostre tracce attendete senza muovervi. Se invece non c’è possibilità di essere salvati in quanto nessuno sa del naufragio si dovrà sperare nel passaggio di un’altra imbarcazione o di un velivolo.
Appena avvistate un’imbarcazione attirate la sua attenzione con tutti i mezzi che possedete, se avete un eliografo di fortuna create dei lampi di luce per chiedere soccorso. Se avete un razzo sparatelo. Urlate, muovete le mani dall’alto verso il basso o agitate una maglietta colorata.
Se invece è notte e avete una torcia spegnatela e accendetela per creare un bagliore a intermittenza.
ASPETTARE O SPOSTARSI?
Come detto prima se abbiamo inviato un SOS o sappiamo che i soccorsi sono stati allarmati, attendiamo il loro arrivo senza spostarci dal luogo del naufragio. Se invece sappiamo per certo che non verrà nessuno allora raggiungiamo la terraferma senza affaticarci troppo, nuotiamo a dorso o a rana evitiamo lo stile libero, se abbiamo un appiglio utilizziamolo per tenerci a galla nuotando con le gambe. Se siamo in mare aperto e la barca non è ancora affondata del tutto restiamo lì poichè qualcuno potrebbe vederla (una nave o un velivolo potrebbe avvistare il relitto e allertare i soccorsi), se invece la barca è affondata completamente potrete anche decidere di spostarvi, se avvistate una barca in lontananza o anche l’orizzonte nuotate verso di essa cercando di attirare la sua attenzione; se non vi avvista quella barca magari ne incrociate un’altra sulla stessa rotta di navigazione. I mari e gli oceani soprattutto quelli delle zone tropicali ed equatoriali del Pacifico e dell’Atlantico sono battuti da numerose rotte di navigazione commerciali, turistiche, pescherecci, mercantili ed è solo questione di tempo e pazienza che una di queste vi avvisti. Cercate di resistere più a lungo possibile e avrete più probabilità di salvataggio.
E’ di pochi giorni fa la storia di un uomo che a bordo di una nave naufragata a 20 miglia al largo delle coste della Nigeria, è riuscito a sopravvivere per quasi tre giorni bloccato nel relitto della nave, prima di essere trovato in salvo. E’ sopravvissuto per oltre sessanta ore senza cibo, sorseggiando solo una Coca Cola che aveva a portata di mano.
Se decidete di intraprendere la navigazione, per ORIENTARVI con Sole e stelle seguite le informazioni contenute in questo articolo.
SEGNALI CHE INDICANO LA VICINANZA DELLA TERRA
- L’acqua comincia a diventare più chiara (l’acqua profonda risulta blu o verde scuro) o più sporca.
- Legna, tronchi, alghe o vegetazione in acqua possono indicare che la terra è vicina
- Vediamo stormi di uccelli (di solito se volano prima di mezzogiorno arrivano dalla terra, nel tardo pomeriggio ritornano).
- Marea causata dalla vicinanza di un isola.
- Cumuli di nuvole bianche e morbide tendono a formarsi sopra la terra.
- Odori portati dal vento.
IL MAL DI MARE
Fattore da non trascurare è il cosiddetto male di mare, il movimento irregolare dell’acqua può portare persone predisposte ad accusare un senso di malessere generale e di ansia che si trasforma ben presto in pallore, sudorazione fredda, nausea, vomito e forti mal di testa. Chi ne soffre verrà indebolito fisicamente inoltre avrà il morale a terra.
Se siete su una scialuppa tenetevi impegnati, datevi dei compiti, cercate di far passare il tempo in questo modo si ridurranno le possibilità che qualcuno soffra di mal di mare.
Se il malcapitato vomita, sciacquate bene l’imbarcazione per eliminare le tracce e l’odore di vomito.
Copritelo, fatelo distendere e riposare, non dategli cibo. Se avete dei farmaci adatti a questa patologia somministrateglieli (es. dimenidrinato). Il mal di mare dura qualche ora cercate di mantenere la calma e fare respiri lunghi e profondi. Evitate di bere bevande gassose, eccitanti (caffè, tè), o alcool. Evitate di fissare l’orizzonte.
L’ACQUA:
Se avete bibite, bottigliette d’acqua razionatele in questa maniera:
- PRIMO GIORNO: non bevete.
- DAL SECONDO GIORNO FINO AL QUINTO: bevetene almeno 400ml
- DAL QUINTO GIORNO: da 55 a 225ml a seconda di quanta acqua avete e dal clima.
Consumatene comunque il meno possibile, bevetela a piccoli sorsi bagnandovi le labbra e tenendola in bocca un po’, prima di mandarla giù.
Per ridurre il desiderio di bere mettetevi in bocca un oggetto e succhiatelo (es. un bottone).
Quando PIOVE raccogliete la pioggia in contenitori e bevete il più possibile.
Pulitevi il viso e la cute dal sale essiccato che blocca la respirazione della pelle.
Potete raccogliere e bere l’umidità che si forma sulla superficie della scialuppa che si forma la notte. Stendete dei teli per raccogliere la rugiada notturna.
Con una riserva di acqua minima si può sopravvivere senza mangiare fino ad un mese. Se non avete almeno un litro d’acqua al giorno non mangiate, soprattutto i cibi ricchi di proteine che fanno consumare molti liquidi al corpo.
LA FAUNA MARINA
Come se non bastasse a peggiorare la situazione potremmo incorrere in squali, pesci velenosi e meduse.
SQUALI: tendono a mangiare di notte, specie all’alba o al tramonto. Se c’è un pescecane nelle vicinanze non pescate, gettate rifiuti o avanzi di cibo in acqua. Se siete feriti e perdete sangue evitate di stare in acqua. Per indurre alla fuga uno squalo colpitelo sul muso, sulle branchie o negli occhi. Se siete su un canotto lanciategli oggetti o colpitelo con i remi.
BARRACUDA: sono attirati dai colori chiari e brillanti, non entrate a pelle nuda in acqua se ne avvistate qualcuno. Diventano pericolsi se c’è del sangue in acqua.
MEDUSE: i tentacoli contengono degli aculei che feriscono e provocano ferite molto dolorose in alcuni casi anche mortali (vedi la vespa marina). Se venite punti da una medusa un metodo efficace per curare la puntura è quello di metterci un po’ di urina sopra. L’acido dell’urina neutralizza le proteine della puntura. Togliete dalla vostra pelle eventuali tentacoli rimasti attaccati con un pezzo di stoffa o delle alghe.
BALENE: cacciano in grossi gruppi e attaccano qualsiasi cosa sia in movimento, se le intravedete allontanatevi il più possibile dalla zona.
PESCI VELENOSI: alcune specie: scorfano, tracine o pesce ragno, pastinaca, pesce palla, pesce gatto, pesce pietra, leone e scorpione, meduse (tra le più pericolose ricordiamo la Vespa di Mare), alcune specie di Conus, chimera monstrosa, alcuni polipi, pesce chirurgo. Di norma i pesci velenosi hanno un aspetto estetico sgradevole, strano o troppo colorito. La carne ha spesso un odore forte e ripugnante.
In mare aperto i pesci sono quasi tutti commestibili (evitate comunque i pesci dai colori troppi brillanti, con un aspetto estetico sgradevole, strano o ricoperti da una strana peluria). Se la carne del pesce ha un odore forte e ripugnante non mangiatela. Nelle zone tropicali i pesci velenosi sono più numerosi così come nelle lagune o intorno alle isole, in alto mare a medie profondità i pesci velenosi sono molti rari.
Può capitare che dei pesci saltino sulla vostra barca, approfittatene.
Di notte potete attirarli puntando una luce in acqua.
Evitate di mangiare le uova di pesce.
Alcuni uccelli potrebbero utilizzare la vostra imbarcazione come punto di atterraggio per fermasi a riposare, catturateli.
Per pescare utilizzate un qualsiasi filo e come esca un qualsiasi oggetto lucente come ad esempio la fibbia di uno stivale. Se pescate del pesce pulitelo seguendo questa apposita guida.
Se avete poca acqua a disposizione NON MANGIATE, la digestione sottrae liquidi al corpo. Se avete del cibo (merendine, dolci, barrette) cominciate a consumarlo il più tardi possibile e solo in caso di reale bisogno, consumate i cibi a piccole porzioni.
PLANCTON: sono organismi acquatici galleggianti che vengono trasportati dalle correnti e dal moto ondoso. Il plancton è composto da microrganismi come alghe unicellulari e protozoi, da larve, piccoli animali, come i crostacei, ma anche da organismi come meduse e alghe pluricellulari.
A seconda da cosa è composto, il plancton, avrà gusti differenti. Esso contiene carboidrati, grassi e proteine. Prima di consumarlo scartate eventuali parti non commestibili (tentacoli di meduse, aculei…). Potete anche triturarlo e lasciarlo essiccare prima di mangiarlo. Consumate il plancton a piccole quantità.
LE ALGHE: sono ricche di minerali però potrebbero provocarvi forti mal di stomaco ed effetti lassativi. Utilizzatele come ultima risorsa e consumatele in piccole quantità per evitare la disidratazione (le alghe sottraggono molto liquidi al corpo per essere assimilate).
Per consumare i cibi non avendo a disposizione un fuoco per cuocerli o affumicarli; possiamo utilizzare la tecnica dell’essiccazione al sole, al vento o all’aria.
Per essiccare al sole: eviscerateli, squamateli e tagliateli a tranci o fate dei filetti. Lavateli con cura, togliendo eventuali residui di sangue. Sistemate il cibo su un piano meglio se metallico o nel caso su un telo o su un panno. Fateli essiccare al sole girandoli di tanto in tanto. Evitate di far prendere al cibo: acqua, pioggia o umidità. I tempi per ottenere un filetto di pesce essiccato al sole sono di 2 giorni.
Per essiccare al vento: in questo caso il pesce va conservato all’ombra (non deve entrare a contatto con i raggi solari), il cibo deve essere posizionato in in una zona ventilata. L’essiccamento all’aria è più lento ma la carne rimane più morbida.
SEGNALAZIONE
Per segnalare la vostra posizione sparate dei razzi; fate attenzione a spararli lontani da voi e delle altre persone, inoltre conservateli al sicuro e all’asciutto prima di usarli.
Sventolate qualcosa di colorato una maglietta, un panno, una bandiera…
Uno specchietto o una superficie riflettente per creare lampi di luce sfruttando la luce del sole.
Torce e altri oggetti luminosi di notte.
Coloranti per il mare.
Se l’imbarcazione non è ancora affondata incendiate un barile con materiali che creino molto fumo.
Se avete una radiotrasmittente selezionate le frequenze 121,5 e 243 MHz con una portata di una trentina di chilometri.
Per avere più dettagli su come segnalare la vostra presenza date un’occhiata qua.
Link Utili:
Video:
Scusate, per caso conoscete dei libri, dei testi, dei manuali, degli opuscoli, o qualsiasi altra cosa, che spieghi come (soprav)vivere in barca in maniera autosufficiente?
“Scuola di Sopravvivenza in Mare” di Jacek E. Palkiewicz
Bellissimo articolo. Sufficientemente tecnico e dettagliato, da manuale.
Ciao,
Emanuele