2010 – LIBIA “MURZUCH”
LIBIA: RACCONTI DI VIAGGIO
A.S.D. ROLLERS 4X4 ADVENTURES
Attraversare l’Erg di Murzuk era la parte culminante del nostro percorso, ma l’avventura era iniziata da molto più lontano da Tunisi e da un lungo trasferimento su asfalto che ci ha condotti fino alla lontanissima Sabha, dove siamo concessi una notte in bungalow per partire poi molto presto in direzione dell’oasi di Murzuk lì finalmente abbiamo lasciato l’asfalto per addentrarci nell’omonimo deserto con le sue severe dune…
Il deserto di Murzuk è una forza della natura sembra immobile e silenzioso, ma in realtà è semplicemente attento, come un predatore in attesa da migliaia di anni di chi incautamente crede di poterlo sfidare e dominare con qualche cavallo in più nel motore e punendo qualsiasi errore sia umano che meccanico, dimenticando che come il mare l’unico modo per attraversarlo è assecondarlo. Per questo motivo l’attraversamento deve essere effettuato solo da chi è realmente motivato e da chi conosce i propri limiti, perché solo così non si ci fa “male”.
In effetti quando affrontiamo i deserti del Sahara le nostre fatiche di veicoli assistenza sono direttamente proporzionali all’efficienza del gruppo e in questo percorso abbiamo avuto degli equipaggi sicuramente all’altezza della situazione.
Entrati da Nord Est nel pieno dell’Erg ci siamo trovati subito di fronte a grandi corridoi interdunari che permettono discrete velocità e di guadagnare tempo in previsione di giornate più dure, i corridoi sono dei pianori sabbiosi che corrono fra due catene di dune come in un gigantesco canyon, dove i corridoi sono lunghi decine di chilometri e le dune superano con facilità i 400 metri di altezza. Sì è sempre meglio essere un po’ in anticipo e grazie a questa filosofia oggi possiamo dire di avercela fatta. Il tempo guadagnato il primo giorno si è reso estremamente necessario nel momento in cui, dopo quattro giorni di enormi depressioni alternate a gigantesche dune che hanno tentato in tutti i modi di sbarrarci la strada e campi notturni da favola in mezzo a paesaggi unici al mondo, abbiamo incontrato grandi difficoltà nell’avvicinarci alla “porta” d’uscita a Sud Ovest.
Qui uno dei due pickup libici che avevamo al seguito per il trasporto del carburante per le numerose moto presenti nel gruppo ha commesso un grave errore di valutazione per il suo mezzo che purtroppo qualche giorno prima aveva già rotto entrambi i mozzi liberi delle ruote anteriori. Nella convinzione di poterne uscire di potenza si è infilato in un vero e proprio imbuto, un piccolo pianoro in cui le ripide pareti circostanti erano di oltre 150 mt. la risalita con sole due ruote motrici era impossibile. Il mezzo un Toyota 75 benzina era stracarico, aveva a bordo oltre 400 lt. di carburante, per se e le moto oltre a molto altro materiale, i due autisti dopo aver fatto tutto il possibile erano oramai rassegnati a dover abbandonare il veicolo, ma al contrario la nostra decisione fu quella di tentare in ogni modo di recuperare il loro mezzo. Per prima cosa alleggerirlo… siamo scesi a piedi nella voragine con tutte le taniche disponibili e quindi riempite di benzina le abbiamo agganciate a più riprese, insieme a tutto il resto del carico al verricello del nostro 79. Tre ore di lavoro, inizialmente sotto un sole implacabile, solo per compiere questo primo passo, verso sera all’imbrunire stremati necessitavamo di un po’ di riposo, quindi si sospendeva per cenare e poter ragionare con calma sulle mosse da fare nella mattinata successiva. Si decideva che ci si sarebbe svegliati molto presto per poi aggirare tutti insieme “l’imbuto” raggiungendo se possibile il lato con il dislivello meno accentuato, sveglia alle 5.30 alle 06.30 pronti “all’attacco” tutti solidali nel voler recuperare quello che per il preoccupatissimo Ahmed era il suo unico mezzo di sostentamento e quindi tutta la sua vita. Un’ora per raggiungere il versante più favorevole, quindi preparata la cordata con i Toyota dell’organizzazione eravamo pronti a tentare il recupero.
Il pickup dopo innumerevoli tentativi era arrivato a circa 50 mt. dalla vetta, quindi ammorbidita la cresta della duna, spalando il possibile, lo agganciavamo con tutte le strop disponibili ai Toyota più pesanti del gruppo in modo da sfruttarne l’effetto di contrappeso per far risalire dall’altro versante il più leggero 75 oramai quasi completamente scarico.
Ancora qualche sforzo, eravamo ancora stanchi dalle fatiche enormi della serata precedente, ma nessuno si è arreso, il gruppo è la cosa più importante in questi casi. C’era chi spalava, chi spingeva, chi metteva piastre, chi faceva foto, chi incitava gli autisti, ognuno aveva un suo ruolo e dopo ore e qualche stropp ridotta in brandelli ce l’abbiamo fatta! Ahmed piangeva e rideva, abbracciandoci tutti sussurava “shukran… kebir kebir kebir” (grazie… grandi grandi grandi). Ma il tempo stava scorrendo inesorabile bisognava ripartire subito e trovare gli ultimi “passaggi”. Purtroppo i nostri “ultimi passaggi” sono stati “gli ultimi passi per qualcun altro”… Sì abbiamo trovato un paio di scheletri umani, povera gente che tenta di raggiungere “un sogno”, “una vita migliore”, a noi non è rimasto che dar loro una degna sepoltura per poi riprendere il cammino verso l’uscita di Sud Ovest.
La nostra tenacia è stata premiata, per l’ora di pranzo eravamo fuori dal Murzuk, più che mai fieri e magnificamente estasiati di aver cavalcato e ammirato il più severo e imponente degli Erg sabbiosi. Raggiungiamo la pista sabbiosa che ci condurrà verso il deserto di Awbari… lungo il tragitto ci fermiamo ad ammirare il Mathen Doush un fiume preistorico sulle cui pareti rocciose delle sue rive sono incise centinaia di scene di caccia e animali di ogni specie, un vero millenario museo d’arte a cielo aperto. Le nostre bussole stanno ora puntando con decisione verso Nord Est fra poco infatti entreremo nuovamente in un deserto sabbioso quello di Awbari sicuramente meno impegnativo ma non meno strabiliante con i suoi incredibili laghi che emergono dalle millenarie sabbie con imponenti dune che fanno da sfondo a paesaggi che sembrano usciti da quadri d’autore. Anche qui la guida si fa immediatamente impegnativa avanzando lentamente fra le grandi catene di dune si scoprono paesaggi sempre nuovi, mutevoli fino a che l’Erg inizia a diminuire di altezza e di difficoltà trasformandosi in una scorrevole distesa sabbiosa che ci fa raggiungere rapidamente l’oasi di Sabha. Li riprendiamo a malincuore l’asfalto che ci riporterà in un infinito trasferimento verso Tunisi lontana oltre 1400 chilometri.
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