2009 – TUNISIA “HUIDAT ERRICHED”
TUNISIA – RACCONTI DI VIAGGIO: A.S.D. ROLLERS 4X4 ADVENTURES
Per un viaggiatore stare lontano dal Sahara non è facile, sopratutto per i due genovesi Giovanni e Luca, instancabili avventurosi fuoristradisti e “quaddisti” della prima generazione, che, avendo poco tempo a disposizione per motivi professionali, hanno trovato una soluzione ottimale, di una sola settimana nel Grand Erg Tunisino, per vivere l’ennesima avventura sulla sabbia in modo diverso. Così è stata presa la decisione di attraversare questa magnifica parte di Sahara in quad, lasciando in garage le fedeli auto fuoristrada, con la condizione tassativa di non limitarsi al solo divertimento puro, dei salti sulle dune intorno a Ksar Ghilane o Douz, ma con l’intenzione di provare ad assaporare il viaggio vero e proprio facendo un bel po’ di Km di deserto in navigazione “libera” senza Gps ed in completa autonomia.
Viene decisa una meta precisa, il laghetto di Huidat Erriched nella zona di Ain Ouadette, e scelti i mezzi per affrontare questa avventura, la quale è caduta, in completa controtendenza rispetto a quello che dovrebbe essere la razionalità, su due potenti supersportivi a due ruote motrici ovvero un Polaris Predator 500 ed un Honda TRX 400. E proprio per questa scelta le cose si complicano non poco: dove mettere la riserva di benzina per così tanti Km? e l’attrezzatura?? L’acqua e il cibo ecc.ecc… Subito i due pensano all’amico toscano David che con un nuovo fiammante side by side Polaris RZR poteva sopperire al trasporto di parte del carico, appena contattato lui di certo non si fa scappare l’occasione per accettare, ma il trio scopre ben presto che solo il “Razor” non basta per un’assistenza, così Giovanni decide di chiedere aiuto agli amici, con cui spesso collabora, Claudio Coletta e Margherita Fenelli della Rollers Adventures di Genova, esperti conoscitori del territorio Tunisino, i quali subito si appassionano alla loro richiesta e acconsentono di mettere a disposizione la loro esperienza per organizzare la logistica del viaggio assicurando immediatamente “arriverete a destinazione!”. Così ha inizio l’operazione ed in completa sinergia, viene preparato un adeguato road-book, controllato adeguatamente i quad, che sono stati dotati di una piccola tanica per la scorta di benzina, di uno zaino con l’acqua per almeno una giornata intera ed adattati per l’installazione di una semplice bussola ed un sistema avanzato di radiolocalizzazione, in quanto si amanti dell’avventura, ma non irresponsabili, e presa la decisione che i pick-up di assistenza della Rollers viaggeranno con discrezione a circa mezza giornata di distacco vegliando come angeli custodi sui tre centauri.
Dal diario di bordo:
Finalmente la partenza, la domenica sera scendiamo dalla “Carthage” e Claudio e Margherita, già presenti sul territorio Africano, ci accolgono fuori dal porto de La Goulette con un cielo sopra la nostra testa, che ricorda molto quello nostro Europeo appena lasciato alle spalle, ovvero pessimo, detto fatto inizia una pioggia scrosciante ed un temporale anomalo che ci accompagnerà per tutto il lungo trasferimento fino al millenario Hotel “Les Berberes”, scavato a mano nel cuore della montagna di Matmata, meta scelta per la nostra partenza. Dopo un po’ di ore di sonno, nelle pittoresche brande delle “caverne” usate come stanze, il sole fa capolino e di buon mattino, quindi i nostri animi si rallegrano in quanto eravamo già rassegnati a bagnarci con la pioggia della nottata, visto che da ora in poi avremmo iniziato l’avventura in sella ai quad, così, fatto il carburante e caricato i veicoli di assistenza con i viveri freschi, si parte.
Il tratto di asfalto che porta all’incrocio della pista, che sancirà l’inizio dell’avventura è molto paesaggistico e qualche sosta per le foto di rito è obbligatoria.
Raggiunto l’incrocio, prendiamo precisi accordi sulla navigazione con i ragazzi della Rollers stabilendo che avremmo comunicato con loro solo in caso di emergenza con il sistema di radiolocalizzazione, ovvero con delle speciali radio capaci di trasmettere anche il punto gps in modo da poter essere raggiunti in caso di necessità di riparazioni importanti o soccorso personale.
Iniziamo la pista, circa 50 km intervallati da piccoli cumuli sabbiosi e da lunghi tratti di Toulè Ondulè, che permettono di scaricare a terra tutta la cavalleria dei veloci quad scelti e che ci conducono abbastanza velocemente verso il Cafè “La Porte Du Desert” l’ultimo posto di ristoro e di accoglienza prima che l’immenso Sahara apra le sue porte verso sud, verso l’infinito.
Superato il Cafè dell’amico Hamed che ci saluta con il consueto augurio di “bonne sable” raggiungiamo su veloci piste rocciose la porta di Jebil e la maestosa montagna di Tembaine che immobile e silenziosa veglia sull’immensa piana che custodisce l’omonimo pozzo che con la sua acqua da vita ai nomadi che abitano queste remote regioni e che vi si recano fin dalla lontana Algeria per attingere il prezioso liquido.
Le prime dune da affrontare sono proprio le “tre porte di sabbia” le quali si potranno superare in sequenza solo grazie ad una attenta lettura del territorio, i tre cordoni infatti hanno ognuno un punto che agevola il passaggio, il nostro road book è molto preciso e ci conduce ben presto oltre le creste più alte, aiutati anche dai quad, che rispetto ai fuoristrada cui siamo abituati ad utilizzare, si rivelano oltre, che ben più divertenti , molto più pratici, visto che difficilmente si fanno soste causate da insabbiamenti.
Finalmente entriamo all’interno dell’Erg cercando da subito un buon posto per fare campo, sperando che i ragazzi con i pick up abbiano raccolto un po’ di legna per il doveroso fuoco serale, intorno al quale potremo scambiarci le nostre prime impressioni di viaggio.
Dopo circa mezz’ora ci raggiungono Claudio e company e ci godiamo tutti insieme il tramonto e l’ottima cena preparata dalla efficientissima Margherita, cose semplici che diventano indimenticabili se vissute in piacevole compagnia ed immersi nella natura più selvaggia.
Il mattino seguente avviamo i motori di buon mattino e lasciando i ragazzi con i fuoristrada a terminare con calma lo smontaggio del campo. Purtroppo però pochi Km ci bastano per capire che un grave guasto ha colpito uno dei Quad.. Luca, che in quel momento era alla guida del Predator, si accorge che una delle ruote anteriori prende una strada diversa dal resto del mezzo meccanico (bisogna intervenire) il guasto è serio e da una prima veloce analisi interessa due cuscinetti distrutti se non forse il mozzo intero. Non ci resta che chiedere aiuto ai mezzi assistenza, che dispongono di una officina mobile completa, nonché dei ricambi preventivamente caricati prima della partenza. Così accendiamo l’apparato radio e proviamo a stabilire un contatto pochi tentativi e la voce di Margherita rompe il silenzio radio, comunichiamo la posizione che abbiamo raggiunto sul road book, dall’etere ci comunicano che i Pick Up sono fermi a circa 20 chilometri di distanza che trasferiti su sabbia e calcolando che le dune in questa zona non sono proprio uno scherzo, diventano circa tre ore, non ci resta che attendere pazientemente, ottima occasione per fare qualche foto e qualche battuta sulla ruota del povero quad che ha deciso di andarsene per i fatti suoi.
Poco ore dopo, in netto anticipo sulle previsioni, sentiamo la musica dei potenti motori diesel che a fatica avanzano fra le sabbie, finalmente! sono loro! i nostri angeli custodi. Appena ci raggiungono ovviamente è d’obbligo sottostare agli sfotò dei fuoristradisti sul danno subito dalla moto ma dopo un’oretta scarsa di lavoro a tamburo battente, degno delle migliori assistenze di una “Dakar”, si sostituiscono i due cuscinetti e si effettua anche una piccola rettifica al mozzo che si era sbavato.
Tutto è pronto. tutto è serrato. si riparte in direzione di Lac Erched, ci ritroviamo ben presto in mezzo ad un vero e proprio maremoto di sabbia, dove si fatica molto ad avanzare sulla giusta rotta fra le strette dune tipiche solo di questa zona. Le irte salite con brevissimi e stretti spazi di manovra si contrappongono a discese mozzafiato che accedono ad enormi depressioni, o catini di 500/1000 mt. di diametro, che mettono a dura prova le nostre forze e la meccanica sia dei quad che dei fuoristrada.
Nel tardo pomeriggio raggiungiamo l’ennesima cresta che divide due catini, ma questa volta il giallo paglierino della sabbia è spezzato dal verde intenso della vegetazione, segno che l’acqua è vicina, per via delle antiche trivellazioni, testimoni di un passato dove l’uomo ad ogni costo cercava idrocarburi, trovando invece una cosa ben più preziosa in quel territorio, l’acqua appunto, che qui, da oltre quarant’anni sgorga ad alta pressione dal sottosuolo, permettendo alla vita di resistere in questo ambiente ostile. L’acqua diventa qui una salvezza per molte forme di vita, in mezzo al mare di sabbia, piante e fiori che abitualmente vediamo nel nostro quotidiano, diventano oggetto di interesse particolare proprio perché collocate in questo particolare contesto.
Arriviamo così a Huidat Erriched, anche se, visto l’inconveniente meccanico accaduto, non ci speravamo proprio in così poco tempo, e quindi, come era previsto, ci fermiamo e dopo il consueto bagno nella pozza di acqua calda che rilassa immediatamente le nostre fatiche della giornata iniziamo tutti insieme ad allestire il secondo campo e a prepararci a gustare la meritata cena e lo spettacolo di stelle che solo le notti Sahariane sanno offrire.
Al mattino ci alziamo molto presto per sfruttare al pieno la sabbia compatta tipica delle prime ore della giornata, durante il riassetto del campo, Luca scorge in lontananza tra le dune due figure a piedi che si avvicinano alle nostre tende, si tratta di due guide locali che hanno spaccato la catena di uno dei loro quad a circa 5 km di distanza. Essendo buona norma per i navigatori del Sahara la reciproca collaborazione, decidiamo ovviamente di aiutarli e la nostra efficiente officina viene nuovamente tirata in causa, quindi tutti insieme iniziamo a lavorare ricostruendo velocemente la catena spezzata. I due malcapitati, Mohamed e Abdul, felici di aver trovato aiuto, prendono contatto con il resto del loro gruppo con il nostro telefono satellitare e vengono raggiunti da uno splendido, nonché maltrattato Toyotone HZJ-105, dei loro compagni che li riporteranno al luogo del problema.
Riprendiamo la marcia tra le splendide dune che ora si rivela finalmente piacevole e spedita per molte ore, ma nel primo pomeriggio un altro piccolo intoppo incombe, il Razor di David ha un piccolo problema, non inserisce più le ridotte, siamo costretti ad assecondare alcune dune aggirandole anziché affrontandole direttamente come sarebbe nel puro stile quoddistico, e rallentiamo leggermente la marcia in modo da non affaticare il mezzo. Proseguiamo comunque fino a tardo pomeriggio ed individuiamo una piana molto più piccola delle altre, protetta da alti cordoni di dune e che si propone come luogo ideale per allestire il terzo ed ultimo bivacco, così decidiamo la sosta anche perché la benzina sulle moto inizia a scarseggiare così prendiamo accordi con i ragazzi dell’assistenza, che ben presto ci raggiungono, e mentre parte del gruppo allestisce il campo e la meritata cena…, altri sistemano la levetta dell’innesto del cambio automatico del Razor che si era bloccata per la troppa sabbia subita nei giorni precedenti.
Al mattino tutto è pronto ed iniziamo ad essere già un po’ tristi pensando che è stata l’ultima notte sotto le magiche stelle del Sahara.. risaliamo in sella, l’assistenza oggi prenderà una direzione diversa dalla nostra, il nostro prossimo incontro infatti sarà direttamente a Douz, il grande centro carovaniero distante oltre 100 chilometri da questo nostro ultimo campo.
Le dune si fanno via via sempre lievi e durante il percorso un piacevole incontro con alcuni piccoli clan della più grande tribù nomade del Grande Erg Orientale, quella degli R’Baya, discendenti diretti delle tribù guerriere che invasero il Nord Africa secoli fa ed oggi abilissimi allevatori di dromedari e di cani levrieri del deserto, razza da caccia che può competere in velocità anche con le scattanti e qui numerose gazzelle. Nei nostri incontri lasciamo loro acqua e qualche medicinale per i bambini e troviamo anche il tempo per ammirare delle millenarie conchiglie fossili in alcuni piccoli spiazzi nascosti tra le piccole dune, segnalati dai Nomadi stessi. La giornata si presenta splendida e ricca di emozioni con passaggi tecnici mozzafiato in cresta alle grandi dune della regione di Bir El Mida e di allunghi con acceleratore a “bomba” sulle grandi distese pietrose di Gur El Kleb e sui platò sabbiosi in direzione di El Bibane…. forti emozioni che solo il grande Sahara può riservare a chi come noi lo ama nel profondo. . .
L’arrivo a Douz è quello delle grandi occasioni, in quanto i ragazzi dell’assistenza ci hanno organizzato una grande accoglienza. Dopo una lunga e meritata doccia all’hotel, ci prepariamo e dopo una passeggiata nella Medina dove si fanno acquisti e si salutano gli amici locali, finiamo la giornata al ristorante dell’amico “Magic” che ci rifocilla con un sontuoso e gustosissimo cous cous royale.
Il mattino seguente sveglia prestissimo per affrontare il lungo trasferimento verso Tunisi, pian piano il traffico ci catapulta immediatamente nella realtà del rientro, ma come ogni fine avventura per rallegrarci non ci resta che già pensare alla prossima….
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