2006 – TUNISIA “GRANDE ERG ORIENTALE 420 MT.”
TUNISIA: RACCONTI DI VIAGGIO:
A.S.D. ROLLERS 4X4 ADVENTURES
Quest’anno l’associazione Rollers Adventures ha organizzato una bella avventura, unica nel suo genere, che è stata chiamata “Tunisia in quota”, la particolarità di questo viaggio é stata infatti quella di raggiungere la più alta duna del Grande Erg Orientale tunisino, che alla sommità misura 420 metri e di allestire tutti i bivacchi su sabbia a quote superiori ai 350 metri. Un viaggio particolare, dove mai si sono cercate le facilitazioni dei valloni sabbiosi o dei corridoi interdunari, ma semplicemente tracciando una perentoria linea retta da Sud verso Nord mantenendo il confine algerino ad una distanza media di 1000 metri.
Il Grande Erg Orientale quindi viene da noi affrontato sulle più grandi catene di dune.
Il tracciato prevede una rapida discesa verso il villaggio troglodita di Matmata, dove passeremo la notte, nel suo millenario albergo scavato nel cuore della montagna.
Il giorno seguente trasferimento a Tataouine per provvedere alle formalità militari che ci concedano l’accesso al grande Sahara.
Sbrigate le sempre più complicate pratiche burocratiche riusciamo nel pomeriggio ad uscire dall’asfalto, gli aghi delle bussole ora, puntano con decisione verso Sud.
Percorriamo una cinquantina di chilometri e decidiamo di allestire il primo bivacco.
In serata, intorno al falò, si da una controllata alle carte, il giorno seguente infatti dovremo entrare nel Grande Erg Orientale, ove sarà indispensabile conoscere e seguire perfettamente il tracciato che dia inizio al nostro progetto di viaggio… La Tunisia in Quota.
Il mattino seguente Margherita, capogruppo della Rollers Adventures, da la sveglia, timidamente tutti escono dalle tende, tra noi c’è anche qualche neofita del Sahara e lo si nota proprio nel primo risveglio, hanno un’espressione stranita ed estasiata nello stesso tempo.
Fatta colazione e riassettato il campo ci mettiamo in marcia verso la Stazione Petrolifera di Tjaret per effettuare un rabbocco di carburante, sì perché da Tjaret in giù, infatti non avremo altra possibilità di recuperare il prezioso liquido se non a fine percorso.
Superata Tjaret , dopo pochi chilometri, abbandoniamo la sicura pista per addentrarci nelle sabbie, quindi sgonfiamo i pneumatici.
Si da il via a quella che poi si è presentata come una delle più grandi sfide: il tracciato in linea retta sul confine algerino.
La prima difficoltà è presentata dall’Owed Tjaret, un fiume sotterraneo, che taglia di netto il nostro percorso, la superficie a fasi alterne può presentarsi molto umida e i veicoli rischiano di bloccarsi nella morsa della sabbia bagnata.
Per non correre rischi decidiamo di costeggiare l’owed, cerchiamo il punto migliore per passarlo, raggiungiamo il tratto più stretto, che misura circa 100 metri, proviamo a passare… una gran rincorsa ed è fatta, raggiungiamo una zona asciutta nel bel mezzo dell’Owed Tjaret.
Proseguiamo impavidi e guadagniamo la sponda opposta, uno dietro l’altro tutti i mezzi attraversano la zona umida e continuiamo il nostro avvicinamento alle grandi dune.
I più comodi corridoi interdunari sembrano chiamarci, ma noi (solo per questo particolare viaggio) sordi alle facilitazioni, ci dirigiamo verso le più grandi catene di dune che si affacciano sull’Algeria.
Qui la natura che poco prima ci aveva concesso di decidere il tracciato diventa Sovrana e Potente, la fatica umana e meccanica è notevole, ma in serata il primo campo a quota 350 ci ripaga dello sforzo.
Sulla sommità di queste dune, anche chi intende il viaggio solo dal punto di vista motoristico, non può non essere toccato dallo scenario che il Deserto gli offre.
In questo particolare punto, ognuno di noi si sente libero, libero di decifrare le immagini, i giochi di luci ed ombre dell’alba e del tramonto, libero di contare le stelle cadenti ma soprattutto libero di ascoltare nel più totale silenzio la Natura.
I giorni si susseguono, le irte salite si contrappongono alle ripide discese, raggiungiamo un’ enorme depressione, grande quasi come un campo di calcio. Sul fondo, al riparo del lato Sud, vediamo numerosi buchi nel terreno di medie dimensioni: sono tane di Fennek. Decidiamo di non passare per non contaminare questo habitat naturale quindi devieremo di qualche centinaio di metri.
Prima di deviare però, scegliamo di spegnere i motori e di scendere dalle macchine ad osservare… l’attesa viene premiata, dopo circa mezz’ora ecco i più temerari che escono dalle tane. Si concedono giusto per qualche attimo, neanche il tempo di immortalarli nelle nostre telecamere, si accorgono infatti subito della nostra presenza e rientrano nei sicuri rifugi di gran carriera, ripartiamo.
Si sta facendo sera, allestiamo il quarto bivacco ad alta quota, questo campo rinominato da noi Campo Panorama, è il più alto fra tutti che faremo .
Si tratta di una terrazza pianeggiante, abbastanza grossa per accogliere una decina di mezzi, posta a 380 metri di altezza. E’ un posto unico, da qui si gode di un panorama incredibile, non è facile trovare un posto simile dove fare campo, ed è un segreto che custodiamo gelosamente.
Al mattino, il vento ha cancellato ogni traccia del nostro passaggio, come un medicamento miracoloso ha guarito le ferite inferte dai nostri pneumatici sulla sabbia vergine, riportando le lancette dell’orologio del deserto al giorno precedente, come se non fossimo mai passati…
e come se provenissimo da nulla ci allontaniamo con il segreto di Campo Panorama…
Oggi raggiungeremo l’apice del nostro viaggio, saliremo sulla Grande Duna. La vediamo in lontananza imponente più che mai, ci avviciniamo ed iniziamo a salire. La sabbia è buona, compatta e rimarrà così per tutta la mattinata. Raggiungiamo la cresta più alta, sulla sommità lo spazio è di misura per tutti, verifichiamo le carte e l’altimetro ci da la conferma: siamo sul tetto del Grande Erg Orientale tunisino a quota 420 metri.
Sotto di noi ci sono centinaia di metri di sabbia, miliardi di innocui granelli di silicio che, uniti dalla storia, spinti e modellati dal vento la fanno da protagonisti in questa nostra sfida.
Proseguiamo verso Nord, qui l’Erg si abbassa dolcemente, trasformandosi in una veloce pista sabbiosa che conduce alla base petrolifera di El Borma. Rabbocchiamo il carburante per poi addentrarci nella zona delle sorgenti.
Percorriamo10 chilometri di pista principale che ci conducono ad una vecchia pista abbandonata da tempo.
Il tracciato si perde nelle sabbie del Grande Erg, a Nord di El Borma, di colpo ci troviamo nel bel mezzo di un maremoto di dune di medie dimensioni, nulla a che vedere con le giganti del sud estremo, ma a tratti molto più tecniche e difficili da affrontare. Non ci sono grandi spazi di manovra le dune sono una dietro l’altra, in un frenetico susseguirsi di saliscendi dove, la minima incertezza determina un immediato insabbiamento.
La conformazione delle dune in questa zona è davvero molto particolare, enormi catini (o depressioni) interamente circondati da alte catene di dune, ogni cresta scavalcata conduce in un altro catino e cosi via… Raggiungiamo la sommità dell’ennesimo catino e sul fondo scorgiamo una ampia zona verdeggiante. Iniziamo la discesa, siamo davanti al gruppo di circa 100 mt., un’eternità su queste dune, guadagniamo il fondo e restiamo a bocca aperta!
Il colpo d’occhio è esaltante siamo completamente circondati da un muro, di dune, ci avviciniamo sempre più alla vegetazione e si inizia a sentire il rumore dell’acqua, ma dov’è? Inizialmente nascosta alla nostra vista ora la sorgente ci appare in tutta la sua bellezza…
Le dune dorate, perfettamente modellate, il cielo, blu intenso, il verde, della vegetazione, l’acqua, che sgorga fiera dalla sorgente… questo contrasto di colori è l’ennesima magia Sahariana che ci lascia stupefatti!
Lo stupore e l’ammirazione per quello che accade in questo luogo disperso fra le sabbie, ora lasciano il posto al desiderio di tuffarsi in questa magica sorgente. Ci siamo tutti, l’acqua è calda ed il getto è potente, è , se si può dire un’emozione rilassante!!!
Il mattino seguente riprendiamo la pista ponendo fine al viaggio su sabbia, facciamo rotta verso la splendida oasi di Ksar Ghilane distante oltre 200 km.
Infine arriviamo a Ksar Ghilane, nel pomeriggio stanchi ma pienamente appagati ci concediamo un lungo bagno nella sua sorgente naturale…
Claudio Coletta
Margherita Fenelli
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